venerdì 28 ottobre 2016

sabato 15 ottobre 2016

Note in DO lenti - Verona 2016

Note in DO lenti nasce riflettendo sul fascino del golfo mistico, così viene chiamata la buca dell’orchestra, e sull’annoso problema dei tagli ai fondi per la Cultura, che rendono dipendente da sponsor ogni evento d’arte e sempre più precaria la realtà di orchestrali, attori e artisti. Leggii sponsorizzati reggono improbabili spartiti su cui una scrittura in simboli vettoriali si libera dal rigo.
 





Raffaella Formenti - NOTE IN DO LENTI -
Loggia Vecchia,Verona 8/ 17 ottobre 2016

Note in DO lenti. Quando il DO minore raccoglie le tonalità dell’affanno in cerca di soluzioni. Arco senza frecce. Crome e cromìe a smarginare, vecchie e nuove domande nelle tenebre.
Mozart si nutre di ogni musica senza riguardo all’alto e al basso e il suo senso del sacro non prevede sottomissione al potere di Principi e porporati. Il pensiero illuminista scardina i confini della sottomissione e musica e arte, allora come ora, prendono vigore e nutrimento dalle strade, dalle feste popolari, dall’opera buffa, dalle nenie domestiche, dai cori sacri di differenti credi e dal rigore del misurarsi con quanti prima di lui, di noi, hanno fatto del rigo o della tela, palestra esperienziale del pensiero e del vivere.
Ogni opera che resti immortale non ha mai un solo piano di lettura: sotto il rigo scorrono fiumi d’intenti non palesati ad un fruitore distratto o incolto, ma anche la stessa parziale decodifica resta valido viaggio di scoperta. Più letture coesistono e si rifrangono nell’individualità dell’interpretazione. Ad esempio, l’opera che più facilmente viene proposta anche ad un pubblico di bambini, quasi fosse fola per folle, il Flauto magico, cela ben altri arcani alchemici che una storia d’amore, e il dichiarato autore del libretto non è l’autore del libretto, la Regina della Notte non è Regina della Notte, così come Torri di scatole non saranno torri di scatole, le cromie e l’affastellarsi di note di colore in esuberante divagazione, quasi in gorgheggio, non sarà più semplice carta piegata al dire o al raffigurare, ma prenderà la forma in chi ne farà esperienza visiva d’ascolto.
Il pensiero scorre oltre il rigo e sul colore, accentando ciò che si è disposti ad ascoltare, leggere, vedere. Un respiro senza risposta certa.
Con Mozart il rigo rompe le righe della committenza e a fine vita lui sarà ossa sparse in fossa comune e ricchezza d’opere ai posteri. Nota dolente sempre attuale, nel fragore del fare Pil, in cui a stento sono apparsi in nota musica e arte, come non contasse in vita questo sperimentato lievito di tolleranza, fratellanza, sul percorso della ricerca di una felicità che sfugge invece in consumo e ossa.
Mozart respira e diffonde, con finta ingenua follia sopra le righe, una nuova libertà di ricerda individuale contro il peso della sudditanza. E tra le sue note si trovano in commistione corali luterane e Kirie cattolici, in bocca a due armigeri senza armi.
Pazienza saggezza risolutezza. Vedere le cose con il proprio sguardo. Quando ci si confronta con altri linguaggi si cerca l’attitudine dell’operare, non la singola narrazione per farne decoro indecoroso. Sotto la Loggia non ci sarà una scenografia di un’opera di Mozart, ma un’installazione con uguale attitudine intellettuale nel nascere, così come nascono le note a inseguimento di un libretto, o le parole dalle note stesse. L’arte dialoga ingrata, e dalla grata protetta, in questo caso. Come il velo della Regina della Notte cela le risposte preconfezionate a cui il pubblico è sempre più assuefatto. 
                                                                                                    R. Formenti